Bentornati sul Blog “Alzheimer – Terapie, Cure, News, Consigli”. L’ultima volta abbiamo analizzato brevemente le prime due abilità che gli esercizi cognitivi ci permettono di allenare: l’attenzione e la memoria.
Andiamo ora a scoprire più nel dettaglio quelle rimanenti:
– Linguaggio
– Abilità prassiche e percettive

Esercizi cognitivi: linguaggio
Quasi sempre la reputiamo un’abilità quasi scontata, ma non lo è più così tanto quando si tratta di una persona affetta da demenza senile.
Nonostante il sintomo più tipico della malattia di Alzheimer sia considerato la perdita di memoria infatti, fin dai primi stadi la malattia è accompagnata anche da un progressivo deterioramento del linguaggio, il quale potrebbe persino risultare utile per distinguere situazioni patologiche da mutamenti semplicemente attribuibili all’età.
I disturbi legati al linguaggio crescono pian piano nel paziente, man mano che la malattia avanza. Durante il primo periodo si possono notare semplici sintomi come la “perdita del filo del discorso” o una difficoltà nel recupero di alcune parole.
Andando avanti col tempo però, i pazienti iniziano a manifestare difficoltà nel recupero dei nomi – nella comunicazione sia orale che scritta – ed il loro vocabolario inizia a diventare limitato e stereotipato.
Come per gli altri disturbi, purtroppo non è possibile annullare totalmente la perdita di linguaggio in un malato di Alzheimer. Grazie agli esercizi di Stimolazione mirati a rafforzare questa abilità però, è possibile rallentarne gli effetti negativi il più possibile.
Gli esercizi che mirano a rafforzare il linguaggio sono solitamente esercizi di denominazione e di fluenza. Inoltre, è sempre utile mantenere allenata anche la lettura, la scrittura e la comprensione di un testo e di un discorso.
Esercizi cognitivi: abilità prassiche e percettive
Il termine prassi deriva dal greco praxía, fare. In neurologia e in medicina, questo termine viene utilizzato per indicare la capacità di compiere correttamente gesti coordinati e diretti a un determinato fine.
Un gesto abituale infatti, in un individuo medio non affetto da demenza senile, non deve essere pensato e monitorato. Si realizza in maniera spontanea, senza alcun controllo cognitivo.
Quando ci riferiamo ad un malato di Alzheimer però, naturalmente le cose cambiano. Viene definita aprassia l’incapacità di compiere correttamente alcuni movimenti volontari, anche attraverso l’impiego di oggetti, e di eseguire alcune semplici attività motorie. Come avrai intuito, si tratta di un’altra condizione molto comune nella malattia di Alzheimer.
Per questo motivo, dei validi esercizi di Stimolazione cognitiva dovrebbero sempre lavorare anche sulle abilità di coordinazione fine-motoria, ad esempio tramite la copia di disegni o il lavoro sulla flessibilità mentale e la percezione dell’individuo.
Conclusione
Abbiamo analizzato insieme le 4 principali abilità che gli esercizi di Stimolazione Cognitiva dovrebbero porsi come obiettivo.
Naturalmente è importante sottolineare come, in realtà, ogni qualvolta viene proposto un esercizio si stimolino diverse abilità contemporaneamente.
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⚠️ Ci teniamo a sottolineare che questo blog è solo uno strumento informativo. Tutti contenuti non devono essere considerati soluzioni, terapie o medicina e, soprattutto, metodi per guarire dall’Alzheimer.
Ti consigliamo vivamente di approfondire ogni contenuto che leggi su questo blog con il tuo medico o specialista. ⚠️